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Valentina Tettamanti

Movimento è Conoscenza. L’uomo “multidimensionale”: dal soma al nous.*


L’essere umano, per sua natura, è un’entità complessa, più di ogni altra specie vivente sul pianeta Terra.

Tale complessità è data dal fatto che, l’uomo, non è descrivibile esclusivamente attraverso elementi che ne delineano i tratti somatici e psichici.

Queste due dimensioni, quella del corpo e quella della mente (in quanto psiche), non sono sufficienti a definire in modo esauriente chi è l’uomo. Forse “bastano” nell’individuazione degli elementi caratteristici di altre specie viventi, ma non di quella umana.

Per quale motivo?

Perché l’uomo è dotato di capacità che trascendono il corpo e la psiche. Tali capacità possono essere raggruppate (secondo uno schema di riferimento che, inevitabilmente, non intende essere esaustivo, ma solo indicativo) in una terza dimensione dell’esistenza “umana”, quella noetica.

Il nous (da cui appunto dimensione noetica), termine di origine filosofica che inizialmente indicava l’intelletto, la mente, rappresenta oggi (secondo una prospettiva antropologica neo-esistenziale[1]) la dimensione caratterizzante l’uomo in quanto essere dotato dalle capacità di auto-trascendenza e auto-coscienza. Tali capacità pongono l’individuo, in quanto Singolo, davanti a se stesso. Egli non può non interrogarsi circa la propria esistenza e ricercare incessantemente il senso di tale esistere.

Ci si può chiedere quando l’essere umano dà inizio a questa ricerca alla scoperta di sé e del mondo che lo circonda e nel quale, per dirla con Heidegger, si trova “gettato”, e con il quale deve “fare i conti” ogni giorno della propria vita.

La risposta è semplice: nel momento stesso in cui nasce.

Il bambino, fin dai primi istanti di vita, avverte (istintivamente) la necessità di rapportarsi al mondo esterno. Lo fa attraverso il movimento. È così che, giorno dopo giorno, impara a conoscere meglio se stesso e il mondo circostante. Ciò avviene mediante il gioco (di primaria importanza nel mondo infantile) che è attività motoria per eccellenza e canale privilegiato di apprendimento per il fanciullo, il quale si sente libero di esprime se stesso (nella propria pluridimensionalità di essere somato-psico-noetico) proprio attraverso le attività ludiche.

Per l’uomo, quindi, l’attività motoria, riveste un’importanza fondamentale in quanto gli permette di compiere un percorso di conoscenza che va dalla scoperta della realtà esterna (il mondo appunto), alla capacità di relazionarsi con gli altri individui, fino ad arrivare a se stesso, imparando a conoscersi partendo dalla propria dimensione somatica per giungere dentro di sé, nell’intimo e misterioso mondo “interiore” che ogni uomo possiede e che si configura ignoto tanto quanto il mondo “esteriore”.

Ricapitolando, la possibilità di conoscere che l’uomo ha può passare per differenti vie. Una di queste (non l’unica, ovviamente), la più spontanea e immediata, è quella somatica, che si avvale dell’attività motoria (il movimento, appunto) come strumento capace di mettere in moto complessi meccanismi di interazione con se stessi e il mondo, che permettono di ricercare e di apprendere attraverso la scoperta sensoriale, in primis, la quale consente all’individuo di entrare in contatto diretto con la “realtà” circostante, fatta di oggetti e altri esseri viventi, e con la propria “realtà” corporea, dalla quale giungono numerose informazioni utili a comprendere meglio se stessi attraverso la conoscenza del proprio corpo. Questa via (quella sensoriale, appunto) rappresenta il punto di inizio verso la scoperta di sé e del mondo, per poi proseguire verso la conoscenza della dimensione psichica e di quella noetica.

Queste tre dimensioni, strettamente correlate tra loro, per essere conosciute e utilizzate come strumenti di scoperta e evoluzione personale, necessitano innanzi tutto della presa di coscienza, da parte di ogni individuo, della loro esistenza. Per giungere a questo primo stadio è importante partire dall’educazione. È attraverso di essa, infatti, che diviene possibile guidare gli individui sulla via della conoscenza, fornendo loro strumenti adeguati che gli permettano di orientarsi e di imparare a gestire autonomamente il proprio cammino verso la consapevolezza. Essa si configura come presa di coscienza delle proprie potenzialità e ampliamento delle capacità di oltrepassare i propri limiti, sapendoli prima riconoscere ed accettare.

L’educazione e la pedagogia, in quanto disciplina scientifica che ne è garante e guida, devono però rivoluzionare il proprio modo di guardare all’uomo e al mondo, per giungere ad una nuova e rinnovata visione capace di oltrepassare i vecchi e inutili confini che si sono poste per aprirsi al nuovo, portando lo sguardo al di là di se stesse e tenendo nel dovuto conto i contributi che le nuove scienze (le così dette scienze di confine, come la fisica quantistica e l’epigenetica) possono dare allo sviluppo di una concezione dell’uomo come essere pluridimensionale che si trova “gettato” nel mondo in quanto Singolo, ma che è parte integrante di questo mondo, al quale è interconnesso (insieme agli altri uomini) più di quanto egli possa ancora immaginare.

[1] L’antropologia neo-esistenziale affonda le sue radici nella filosofia dell’esistenza novecentesca, la quale si configura come base teorica di riferimento su cui, nel corso del secolo scorso e di quello attuale, è stato elaborato un orientamento di pensiero di utile applicazione nell’ambito delle differenti e molteplici “professioni di aiuto”. Tale orientamento vede il congiungersi di metodologie utili all’applicazione clinica e non solo, attraverso l’elaborazione di strumenti comunicativi efficaci (come la Logoanalisi Coscienziale) e di teorie sull’uomo che si rifanno ai più recenti studi in seno alle nuove scienze (come la fisica quantistica, l’epigenetica, etc.).

* Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2018 sul sito www.asditaca.org

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