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  • Immacolata Volpe

CRISI DI SENSO E NUOVO SENSO: una rivisitazione poetica di Viktor E. Frankl


La crisi attuale, che stiamo attraversando e che ci sta attraversando, ci riporta a quella crisi di valori e di “mancanza di senso” che già Viktor Frankl, neurologo, psichiatra e filosofo viennese, vissuto nell'arco di tutto il Novecento e fondatore della Logoterapia o Analisi Esistenziale, evidenziò come crisi di senso della vita.

Il tema frankliano di favorire la ricerca e la realizzazione del senso della propria esistenza, specie dopo una crisi profonda, richiama a quel bisogno di essere “esseri liberi e responsabili” che orienta e focalizza l'individuo verso scelte di valore inoppugnabili.

L’aspetto dei valori esistenziali e del collegamento con il senso alto e profondo dell’essere, cui Frankl dà valenza di cura e significato di guarigione, sono il cuore pulsante della sua analisi esistenziale, come riscoperta del significato della propria esistenza.

E’, in particolare, il “senso di responsabilità” ad offrire le calde e pulsanti radici spirituali all’esistenza dell’uomo: responsabilità come compito, come missione, come valore, come coscienza.

Coscienza come senso, come “organo di senso”, come cuore di senso, che accende la fiamma.

Fiamma verde, tenace, celeste, che mostra le crisi e le cadute. Calpestate, ignorate, abbracciate.

A questo senso interno, sapiente e responsabile, è possibile affidarsi per nuova linfa, nuova direzione, nuova poesia. Lui è il senso perfetto, cucito sulla pelle dell'essere umano, senso ripescato fra i mille, furoreggianti e splendidi spazi in cui ha abitato e abita sempre l’anima.

E' un senso unico e irripetibile, come è l’uomo, come è la sua vita, specie in questo momento delicato e disorientante come quello che si sta attraversando.

E in un mondo di non-Senso, come quello attuale, in un mondo di ricerca di Senso, come quella attuale, largo al senso personale che daremo a questo tempo e che ci farà risalire e uscire dalla crisi. Perché è nella crisi che si forma nuovo senso, è nella crisi che emerge il Senso.

Sensi riposti, piegati, in attesa di risveglio.

Sensi pensati, ragionati, dichiarati.

Sensi silenziosi, pressoché assenti.

Sensi che suonano e risuonano,

ipnotici nel ventre, nelle ossa, fra le sinapsi dell’antica ninna nanna.

Sensi che scorrono sulla pelle e attraversano le vene.

Sensi che formano e informano,

come molecole in rapido moto, su una pelle screziata dal passaggio di questo tempo.

Sensi che fanno piangere un'affettività imbavagliata e repressa.

E poi ridere per vederla rifiorire, per poterla ritoccare,

come si tocca il cielo con un dito, come si accarezza il pelo di un persiano.

Sensi prigionieri, bloccati, costipati, asserragliati, spaventati.

Sensi importati, fuorviati, acquisiti, barattati, schiacciati.

Contro-senso.

Sensi perduti e ritrovati, sensi confusi e chiariti, sensi muti e chiacchiericci.

Sensi importanti che, a ben vedere, poco importano.

Sensi fragili, di cristallo, di vuote trasparenze.

Sensi forti, troppo forti.

Non-senso.

Sensi di vento, di etere, di farfalla, di fata turchina, di musica, di soavità.

Sensi di terra, di madre, di dea, di gnomi rossi, di muschio, di prateria, di odore.

Sensi che scivolano in un’acqua magica, di seta, di luna, di donna, di gusto, di risate a crepapelle.

Sensi di fuoco, di Marte, di spada, di passaggio di tigre, di segno di uomo.

Sensi ancestrali, di drago, di serpente, di notte, di maschera, di bufalo, di centro della terra.

E allora più senso agli occhi che vogliono vedere buon senso,

più senso alle orecchie che vogliono ascoltare parole sensate,

chiuse ancora nel pugno di un uomo alla ricerca di senso.

Che ha già fiutato senso.

Sesto senso.

Viola, di mago, di sogno, di portale antico, di conoscenza “oltremondo” acquisita.

Senso di cielo, di padre, di immensità, di galassie sconfinate, di angeli vestiti di luce.

Sensi universali, cosmici, sinfonici fra le stelle,

impalpabili, indimostrabili, da “Chiaro di Luna” di Debussy.

Sensi vaghi, sfuggenti, fuggenti

e che volentieri fuggono via…

Sensi atemporali, aspaziali, aprioristici, epurati, informali.

Avrà senso tutto questo?

Senso di fiducia e di amore grande per ogni istante della nostra esperienza.

Senso incondizionato della vita.

Senso di rinascita, di responsabilità, di libertà.

Senso di essere di…, di essere con…, di essere da…, di essere per… Di essere.

Sensi altri, che altro non hanno da dire.

Senso altro, che molto ha da dire.

Senso ritrovato in gesti quotidiani, senso infinito nel finito quotidiano.

Sensi riuniti nel senso ultimo, nel significato finale,

comprensivo del tutto.

Il senso del vivere.

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