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Floriana Irtelli

La profezia che si auto-avvera



Oggi la scienza dimostra che l’osservatore cambia la realtà mentre la osserva, ma come si può cogliere nel concreto questa dinamica per farsi un’idea più precisa a riguardo?


Nel campo della psicologia sociale non si può non fare riferimento a questo proposito alla “profezia che si auto avvera”, un fenomeno curioso che è stato oggetto di diversi studi, ed è oggi noto a tutta la comunità scientifica: la predizione e l’evento predetto risultano dunque in un rapporto circolare, secondo cui la predizione genera l'evento e l'evento verifica la predizione. Possiamo definire questo fenomeno, in altro modo, anche come un processo mediante cui le aspettative che una persona nutre nei confronti di una situazione, o di una singola persona, diventano realtà, in quanto sollecitano comportamenti in grado di confermarle.


Numerosi studi, pubblicati su riviste scientifiche internazionali hanno confermato l’esistenza di questo fatto, vagliandolo in vari ambiti: affettivo, scolastico, lavorativo e amicale. La ricerca scientifica ci fornisce anche un’evidenza in più a questo riguardo: le elaborazioni soggettive e gli atteggiamenti hanno effetti anche sulla salute, infatti è risultato che uomini, che quando erano poco più che ventenni, avevano spiegato eventi negativi in maniera più disfattistica hanno esperito peggiori condizioni di salute fisica e mentale fino a sessanta anni e oltre.


Possiamo osservare alcuni esempi di questa dinamica anche nello specifico ambito dell’oncologia: incontriamo infatti una vastissima mole di dati, riportati in altrettanti studi di ricerca, che indica una correlazione tra uno stile nell’affrontare la malattia di tipo combattivo (detto anche coping combattivo), basato su un atteggiamento costruttivo, ed una maggiore sopravvivenza alla malattia, guarigione, qualità di vita, ricchezza nelle relazioni, adattamento sociale ed equilibrio psichico.


Osserviamo quindi come un individuo che si percepisce come “costruttivo”, ossia capace di far fronte alle sfide che riguardano la salute, più probabilmente sperimenterà nel suo intimo sensazioni ed esperienze più costruttive, e in termini probabilistici vivrà un’evoluzione positiva, perché ne predisporrà le condizioni, a vari livelli.


La fiducia che l’uomo si dia una possibilità positiva è foriera dunque di un miglior adattamento.


Ci possiamo perciò chiedere coerentemente: le emozioni che ruolo giocano in questo fenomeno?


La teoria “broaden-and-build” suggerisce che le emozioni positive sono correlate a un migliore stato di salute nel corso del tempo, in termini di saper creativamente accedere alle proprie qualità, ampliare i propri punti di vista e longevità.


A supporto di quest’ipotesi gli studi prospettici di Fredrickson e colleghi hanno dimostrato che la valutazione iniziale della presenza di emozioni positive predice un aumento del benessere diverse settimane dopo, ampliando l’atteggiamento mentale, le risorse, e promuovendo la salute.


Certamente l’uomo non si può misurare solo sulla base di una singola variabile di laboratorio, né possiamo nemmeno “commisurare” il soggetto solamente con la longevità, ma sarebbe ottuso ignorare come diverse ricerche scientifiche vadano nella stessa direzione, considerando diverse variabili.


Queste considerazioni fanno in sintesi risaltare come “testa”, “pancia” e “cuore”, e le mille sfaccettature dell’umano, interagiscano e creino circoli di vario tipo, che possono essere virtuosi o meno, anche a seconda del punto di vista iniziale che scegliamo di adottare.

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