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Francesca Guercio

L’assillo delle strategie e la militarizzazione della vita*


Stanchi di prendere lezioni da grand'ufficiali della logistica esistenziale e della prosperità da grande distribuzione organizzata?

Proviamo con la libertà.

Strategie di marketing. Strategie d’impresa. Strategie di comunicazione. Strategie di coping. Strategie d’approccio. Strategie psicologiche. Strategie relazionali. Strategie operative. La “lingua di plastica” – la definizione è di Ornella Castellani Pollidori in uno spietato volumetto del 1996 – ci ha militarizzato la quotidianità. Caricandoci di miraggi di trionfi da conseguire e, dunque, inevitabilmente, di occasioni di stress.

Giacché in presenza di una meta che si consideri esemplare e auspicabile (sia essa una terra straniera o la nostra felicità) qualunque passo falso è inevitabilmente un fallimento. E l’eventuale insistenza sul valore didattico degli insuccessi rischia di passare al più come il risarcimento accondiscendente per la delusione subita.

La moderna grammatica delle relazioni sembra distillata dal diario di un condottiero d’eserciti. E del resto non è un mistero che, in psicoterapia, la “terapia breve strategica” attinga le proprie basi da L’arte della guerra, il manuale militare del VI secolo a.C. scritto da Sun Tzu.

Meraviglia e Consulenza Filosofica

Nell’architettura armata di questo sistema di rapporti tra uomini, concetti, informazioni e criteri la possibilità di concedersi il respiro di un’esplorazione sregolata e curiosa sembra quasi un’azione eslege. La stesura di un romanzo di formazione indipendente e spontaneo. Destinato a diventare un’opera d’arte personale e unica… come ciascun essere umano avrebbe il diritto di considerarsi.

Mi sorprende sempre il modo con cui i clienti della Consulenza Filosofica allargano gli occhi quando il dialogo scaturito da un episodio qualunque della settimana che li ha condotti in seduta rivela loro la possibilità di salire più in alto e scorgere nuovi orizzonti. Quando rintracciano il filo rosso che sottende ogni nostra visione del mondo, ogni dettaglio apparentemente scollegato. Quando vivono con intensità la scoperta di molti modi diversi di guardare la medesima cosa.

Dialogo filosofico: un’ora d’aria

E si godono il gusto di mancare l’obiettivo segnato sull’agenda dalle convenzioni sociali, dai ritmi temporali banali e consunti che esse impongono. Per disseppellire dalle stratificazioni di regole e traguardi con le quali generalmente arrivano in consulenza il marchingegno della meraviglia. Ossidato dalla più subdola forma di strategia possibile, quella caricata dalle aspettative: la strategia della tensione!

L’ora del dialogo filosofico diviene allora, spesso dopo diversi fallimenti nella ricerca del “linguaggio risolutivo” cui il gran mercato delle strategie efficaci ci costringe a credere e a sperare, un intervallo di libertà. Una ripresa di fiato acuta e vitale. Da custodire con tenerezza.

Il discorso tra il consulente filosofico e il cliente, in qualche caso inizialmente temuto alla stregua di una prova di cultura generale, fiorisce allora. Nella schiettezza di un’indagine non gravata dalle impurità delle astuzie, dei piani di conquista, delle manovre logistiche.

Filosofia dello shopping con l’amica del cuore

Ed è proprio in quel momento che si fanno strada le risposte! Dono di una ricerca fatta per disarmato amore della conoscenza, della consapevolezza, della saggezza.

Non sorprenderà più, allora, la rivelazione che qualunque tema e qualunque spunto siano adatti a divenire oggetto di indagine filosofica. La fine di un amore o l’inizio di un nuovo lavoro. L’approccio allo shopping dell’amica del cuore e i dissidi familiari. Le ristrettezze economiche, un lutto, l’eccessiva ambizione nello studio o il tedio esistenziale. Durante una seduta di Consulenza Filosofica capita di occuparsi di qualunque cosa; sia essa eminentemente pratica e concreta oppure esplicitamente speculativa. Di natura etica, metafisica, spirituale.

Succede perfino che il consultante arrivi con un malessere di cui non ha chiara l’origine o la natura. In tal caso la ricerca si muoverà a partire da un “segno” qualunque.

Estetica ed etica della fuga dalle strategie

Da un’opinione, da un’impressione, da un sintomo, da un ricordo, da un presagio, da un timore, da un auspicio. Che nel corso degli incontri si paleserà come indice del nostro orizzonte di significati e scopi.

Per questo si insiste sempre sul fatto che al fruitore della Consulenza Filosofica non è richiesta alcuna conoscenza degli autori, delle opere e degli scritti teorici. La filosofia pratica è semplicemente l’avvio di un processo d’indagine che è, di per sé, un filosofare insieme.

Allo stesso modo, il sostegno offerto al consultante non è orientato all’imballaggio e alla pronta consegna di “risoluzioni” per il problema cogente. Il consulente si spinge nella ricerca mosso dal medesimo desiderio del cliente. Al servizio del quale pone la propria conoscenza della letteratura filosofica con l’intento di attivare modalità speculative fuori dall’ordinario.

Uscire dall’ordinario delle strategie, del resto, è molto più che una questione di estetica.

La disfatta delle terapie brevi

Certo, la libertà di evadere dal plastico dei valori di affermazione e benessere approntato dagli strateghi dell’arte di vivere come un ready-made dona l’ebrezza della scoperta di sé. E fa rinascere il gusto dell’unicità e irripetibilità del viaggio fuori dai confini dei pacchetti vacanza. Tuttavia nella ribellione alle offerte del “tutto compreso” è soprattutto insita una sfida etica.

Recentemente lo psicoanalista Luciano Casolari ha ricordato sul “Fatto Quotidiano” la disfatta delle cure di corto respiro:

Alla fine degli anni 80 […] si pensava che nuove tecniche di psicoterapia breve sistemico-relazionale […] o psicoanalitiche avrebbero avuto grandi sviluppi. […] Anche in campo psicoterapeutico, l’illusione che tutto si potesse curare in breve tempo […] ha lasciato il posto alla consapevolezza che solamente il lavoro lungo anni e continuativo può portare a cambiamenti rilevanti. Si sono sviluppate molto le terapie cognitivo-comportamentali che offrono sollievo alle persone sofferenti, ma senza ottenere risultati definitivi.

La superficie come causa dell’abisso

E più avanti nello stesso articolo conclude:

Ripensandoci, dopo 40 anni di lavoro svolti in questo settore, sono in parte contento che le nostre speranze siano state disattese. La possibilità di manipolare la mente […] potrebbe essere molto pericolosa […]. Quindi per i pazienti è una sfortuna che non ci siano quelle tecniche o quei farmaci che noi giovani medici ci illudevamo di scoprire, ma per la società questa mancanza risulta forse una fortuna.

Di fronte alla scabra saggezza degli addetti ai lavori, quasi sconcerta l’ostinazione con la quale la superstizione delle “strategie” continua a diffondersi. Spingendo con forza ottusa verso una superficie che sarà la causa stessa dell’abisso.

Il gusto della vita e gli esaltatori di sapidità

La società contemporanea è sopraffatta da un paradosso. Sempre più resa complessa dal moltiplicarsi di occasioni e possibilità e sempre più soffocata da maglie organizzative che strutturano tempi e forme dell’esistenza. Il risultato è la perdita di senso e di motivazione; avvertita da tutti i suoi membri, sebbene in maniera più o meno consapevole. Alla quale la fretta dei molti e la slealtà di alcuni offrono linimenti momentanei che sembrano peggiori del male. Per di più, lesivi della libertà. Ai quali potremo cercare di porre rimedio applicandoci con umiltà e diligenza a una ricerca che fugga la peste nera della contemporaneità. Un miscuglio letale di impazienza, indeterminatezza nella formulazione delle domande che implica di conseguenza la fatuità delle risposte e perdita di gusto per la continua seppur faticosa sorpresa vita. Perdita compensata, ahinoi, da aggiunte dissennate di esaltatori di sapidità. Comunemente in commercio con il nome di… strategie.

*L'articolo è stato pubblicato sulla rivista digitale Benessereitalia360.it

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